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Oggi si parla di Soft Skills come si potrebbe parlare delle star di Hollywood. Quasi tutti ne sentono parlare, molti sanno tanto di loro ma pochi li conoscono davvero.
Era il 1993 quando, in piena fase di rafforzamento e stabilizzazione di una nuova era che vedeva il trionfo definitivo del modello economico, politico e sociale occidentale su tutte le alternative nate nel 1900, l’OMS pubblicava Life Skills Education, un documento che sottolineava l’importanza dello sviluppo nei giovani di competenze trasversali, ovvero abilità personali e relazioni necessarie a navigare la vita e il mondo del lavoro in maniera efficace.
L’OMS individua 10 Competenze Trasversali o Soft Skills: il Problem Solving, la Creatività, il Pensiero Critico, la Comunicazione Efficace, la Competenza Relazionale, l’Autoconsapevolezza, l’Empatia, la Gestione delle Emozioni, la Gestione dello Stress, la Capacità di prendere Decisioni. Da queste 10 competenze, sono emersi numerosi tentativi di rendere specifiche e dettagliate queste competenze che hanno portato alla nascita di altrettante liste e interpretazioni di Soft Skills da parte di attori pubblici (Unione Europea, Stati Membri, etc.) e privati (aziende di formazione, insegnanti, etc.).
Negli anni ‘90, con l’affermazione definita del modello occidentale, si andava imponendo un nuovo modello lavorativo che superava il modello della fabbrica e si orientava verso il modello della produzione snella, basato sull’attitudine ad auto-analizzarsi, individuare sprechi o potenzialità per una maggior efficienza, capacità di modificarsi e adattarsi alle esigenze endogene ed esogene (Piccola storia dei modelli produttivi – ASSOEMAN).
Se il ‘900 è stato un secolo veloce, il mondo che emerge dagli anni ‘90 e inizio anni 2000 è un mondo che corre: grazie alla centralità dell’innovazione, tecnologica e di business, che diventa vera leva competitiva sul mercato, il mondo è in perenne mutamento. Lo è in termini di preferenze e abitudini di consumo e lo è in termini di necessità produttive e competenze richieste dal mondo del lavoro.
Se 100 anni fa, un ingegnere avrebbe svolto il proprio mestiere allo stesso modo per tutta la vita, oggi chi si laurea in ingegneria dovrà costantemente aggiornarsi sugli strumenti da utilizzare nel proprio studio, sulle modalità di vendita dei propri servizi; cambiano le richieste dei clienti come cambia il ruolo del settore pubblico e privato nella professione.
Il modello della produzione snella emerge negli USA e non in Italia o in Europa, società ed economie tradizionalmente più statiche e lente di quella statunitense; pertanto, la necessità di un cambiamento culturale che passi dall’educazione e quindi dalla scuola emerge molto chiaramente nel vecchio continente. Per questo, cruciale diventa la capacità delle organizzazioni e delle persone di adattarsi a questo nuovo modo, muovendosi velocemente, comprendendo il contesto e anticipando i cambiamenti per governare, invece di subire, le novità.